Gestione dei crediti in fase “Stage 2”: rischi e opportunità
di Dott. Raffaele De Luca

È recente l’attenzione che molti operatori della filiera della gestione del credito deteriorato stanno rivolgendo ai crediti classificati in stage 2, ovvero una categoria di crediti “vivi”, che manifestano un aumento significativo del rischio, ma senza evidenze oggettive di una riduzione di valore e che, pertanto, possono essere ricondotti ad una gestione “in bonis” purché siano individuati per tempo, monitorati e gestiti in modo efficace.

Ad esempio, molti finanziamenti erogati in piena pandemia e assistiti da garanzia rilasciata dal Medio Credito Centrale (ex legge 662/1996)      hanno beneficiato di un periodo di preammortamento che si è concluso da alcuni mesi e pertanto con l’inizio del rimborso del capitale, si è progressivamente conclamato un aumento del tasso di insolvenza di tali finanziamenti con conseguente deterioramento del credito e classificazione nel cluster Stage 3.

È opportuno a questo punto richiamare sinteticamente la distinzione (Stageing) che il principio contabile International Financial Reporting Standard 9 (in sigla IFRS 9) opera sulle categorie dei crediti bancari:  

(a) crediti in stage 1 (Performing), in cui sono presenti i crediti in bonis, per i quali viene previsto in bilancio un accantonamento pari alla perdita attesa nell’orizzonte di 12 mesi. Al momento dell’erogazione, tutti i crediti sono considerati Stage 1, indipendentemente dal rating del debitore;

(b) crediti in stage 2 (Underperforming), in cui sono inserite le esposizioni che hanno subìto un significativo incremento della rischiosità creditizia ma non tale da essere considerati come deteriorati (presenza di uno scaduto di 30 giorni, aumento della probabilità di default oltre una certa soglia e peggioramento del rating rispetto al merito creditizio in fase di erogazione). Nel caso degli stage 2 la perdita attesa è calcolata sull’intera durata del credito (fino alla scadenza) e pertanto l’accantonamento sarà più consistente rispetto ai crediti stage 1;

(c) crediti in stage 3 (Non performing), per le quali è presente un elevato livello di rischio e un’oggettiva evidenza di deterioramento, quali mancati o ritardati pagamenti (Past Due, UTP e sofferenze). In tal caso, la perdita attesa andrà valutata analiticamente con riferimento all’intera durata residua del rapporto, considerando i termini contrattuali e le eventuali garanzie che assistono il credito.

È dunque evidente come lo scivolamento del credito da uno stage a quello successivo peggiore, comporti maggiori costi per le banche in termini di accontamento e un impatto negativo sul cliente in termini di ridimensionamento della capacità (merito creditizio) di ottenere nuova finanza in funzione della continuità aziendale.

A fronte di queste considerazioni, è emersa la necessità di delineare una metodologia di gestione che consenta di monitorare i crediti allo stage 2, individuando tempestivi meccanismi di intervento, nel caso in cui si manifestino potenziali segnali di deterioramento. A tal fine, la tecnologia diventa essenziale e gioca un ruolo di primo piano per mettere in atto meccanismi predittivi utili a prevedere le insolvenze e consentire alle banche di monitorare questa tipologia di crediti.

Il punto di partenza sarà quello della raccolta dati, integrati con fonti esterne tradizionali e alternative, per una visione aggiornata dello stato di salute finanziaria di famiglie e imprese.

Saranno poi necessari anntento monitoraggio, analisi e creazione di flussi di informazioni che possano consentire di intercettare eventuali segnali di deterioramento. Completato il database informativo si potranno creare modelli predittivi per la stima del rischio del portafoglio e dei cash-flow, utilizzando gli algoritmi di intelligenza artificiale. Tali modelli consentiranno quindi di delineare le strategie di gestione più appropriate in relazione ad ogni tipologia di cliente.

Il tema dei crediti classificati stage 2 offre da un lato un’importante opportunità di riposizionamento di mercato dei servicer notoriamente impegnati nella gestione dei crediti classificati stage 3, che, a tal fine, dovranno necessariamente puntare sull’innovazione tecnologia per affrontare questa importante sfida, dall’altro, in termini di benefici al sistema bancario, si potranno mitigare gli effetti negativi sui bilanci della banche (minori accantonamenti e minori assorbimenti di capitale) prevenendo il deterioramento ulteriore in fase stage 3.

Se è vero quindi che negli ultimi anni si è progressivamente ridotta l’incidenza dei crediti deteriorati sui bilanci delle banche (NPE Ratio), le attuali incertezze che caratterizzano gli scenari economici internazionali e i tassi di interesse più elevati, non escludono un prossimo nuovo peggioramento delle condizioni del credito, con la conseguente crescente necessità per le banche di governare il rischio di credito in tutte le fasi gestionali dell’affidamento.  

Pubblicato il

24 / 05 / 2024

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