N. 16/2022
Il DSCR (Debt service coverage ratio) ovvero “rapporto di copertura del debito” è uno degli indici finanziari prospettici utilizzato dalle banche per verificare la sostenibilità del debito.
Tale indice consente di misurare, su di un arco temporale di 6 mesi, se la generazione di un flusso di cassa possa coprire le uscite da affrontare per pagare le rate capitale e gli interessi dei finanziamenti contratti dalle imprese.
Il DSCR, dopo un’opportuna riclassificazione di bilancio, può essere calcolato in due modi diversi, che non approfondiremo in questo lavoro, ma il risultato delle due modalità di calcolo va interpretato allo stesso modo:
- DSCR > 1 denota la stimata capacità di sostenibilità dei debiti a sei mesi;
- DSCR < 1 denota la stimata incapacità di sostenibilità dei debiti a sei mesi.
Tale indice, unitamente ad ulteriori indici di carattere finanziario, patrimoniale ed economico (tra i quali l’EBITDA, il ROI, il ROE la PFN , solo per citarne alcuni), è ricavato dalla documentazione economico patrimoniale prodotta dal cliente della banca.
Ci sono tuttavia altri indicatori rilevanti che utilizzano gli istituti di credito al fine di inquadrare lo stato di salute di un’azienda. Tali indicatoti sono ad esempio: una concessione di una misura di forbearance per un credito in bonis, garante segnalato a sofferenza, presenza di una segnalazione a sofferenza da parte di altri istituti di credito, variazioni societarie, sconfino di fido di cassa e, non da ultimo, la presenza di protesti.
La documentazione contabile è pertanto una base di partenza per la valutazione dello stato di salute di un’azienda in crisi, ma tale analisi deve spingersi oltre e valutare i fattori esterni non rinvenibili direttamente dalla lettura del bilancio e che possono essere ricavati solo dalle banche dati al servizio dell’analista bancario.
Di fondamentale importanza, nel processo di profilazione di un’azienda in crisi, sono i dossier che contengono, in un unico documento, le principali informazioni presenti in una visura camerale con diverse sezioni relative alle pregiudizievoli di conservatoria, alle procedure concorsuali e alle partecipazioni societarie.
Il sistema di informazioni creditizie più utilizzato dalle banche per la valutazione dello stato di salute di un’azienda è la Centrale rischi (c.d. CR). La centrale rischi è un archivio di informazioni sui rapporti di crediti tra le banche e i propri clienti ed è gestita dalla Banca d’Italia. Tutte le banche e gli intermediari finanziari sono obbligati a segnalare i clienti con un debito o una garanzia superiore ai 30.000€. Pertanto, le segnalazioni cessano nel momento in cui il debito scende sotto la soglia dei 30.000€ o è estinto. I crediti in sofferenza e i passaggi a perdita di sofferenze vanno comunque segnalati, a prescindere dall’importo. L’aggiornamento della CR avviene, a cura di banca e intermediari, su base mensile.
Tra le voci più importanti presenti nel prospetto della centrale rischi ci sono, tra le altre, le voci di accordato operativo e utilizzato. Il primo indica l’ammontare del credito concesso dalla banca e utilizzabile dal cliente, il secondo l’importo effettivamente utilizzato dal cliente. Queste informazioni sono necessarie per misurare la tensione finanziaria. Se, ovviamente, l’utilizzato supera l’accordato operativo si genera uno sconfino con tutti i conseguenti adempimenti previsti dalla normativa bancaria in termini di superamento di soglie minime e di giorni di sconfino.
La tensione finanziaria è, dunque, uno dei fenomeni più ricorrenti attraverso la quale la banca può valutare la presenza di uno stato di crisi di una società ed è definita dall’incidenza che l’utilizzato ha rispetto all’accordato. In particolare, nei casi in cui il rapporto tra accordato operativo e utilizzato supera il 75%, per i rischi autoliquidanti (ad es. anticipo fatture) e i rischi a revoca (ad es. apertura di credito in cc), si ha tensione finanziaria. Superata tale soglia, è ritenuta più probabile l’ipotesi di sconfinamento del fido. La percentuale del 75% è quindi una soglia prudenziale, oltre la quale le probabilità di sconfino vengono considerate elevate. Per i rischi a scadenza (ad es. finanziamenti e mutui), invece, il rapporto mensile utilizzato/accordato dev’essere pari al 100%, perché l’utilizzato in questo caso rappresenta la rata pagata. Una percentuale diversa indica, infatti, che la rata non è stata pagata completamente.
Altre sezioni di particolare rilevanza sono relative ai “Crediti di Firma”, operazioni mediante le quali la banca rilascia una fideiussione o altra garanzia, a fronte di obbligazioni assunte dalla clientela nei confronti di terzi, e alle “Garanzie Ricevute”, che rappresentano uno strumento di mitigazione del rischio e sono rappresentate principalmente dalle garanzie reali e personali rilasciate agli intermediari allo scopo di rafforzare l’aspettativa di adempimento delle obbligazioni assunte dalla clientela nei loro confronti;
Cosa succede, dunque, dopo che l’analista bancario ha valutato e analizzato tutte le informazioni di natura contabile, commerciale e creditizia?
L’output di questo processo di elaborazione dei dati è rappresentato dalla P.E.F. (Pratica elettronica di fido), che rappresenta uno strumento riepilogativo di tutte le informazioni precedentemente richiamate ed esprime un giudizio finale, assegnando un rating all’impresa.
La PEF consente quindi di determinare il merito creditizio di un cliente e rappresenta il livello di affidabilità economico-finanziaria di un soggetto o di un’azienda, in grado di determinare una quantificazione del rischio finanziario connesso all’erogazione di credito a suo favore. Il rating/merito creditizio è un giudizio più complesso che tiene conto non solo di parametri puramente numerici (come appunto l’analisi dei bilanci, dei flussi di cassa o la posizione finanziaria netta), ma esprime una valutazione dell’affidabilità creditizia del soggetto anche in considerazione del contesto nel quale opera.
In conclusione, un uso preventivo delle banche dati da parte delle imprese, in particolare della centrale rischi, (quest’ultima può essere richiesta direttamente dall’imprenditore, anche attraverso lo strumento dello SPID), rappresenta per l’imprenditore un utilissimo strumento di prevenzione e monitoraggio del rischio di credito, in grado di migliorare la consapevolezza dello stato di salute della propria azienda.
Dott. Raffaele De Luca
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