N. 2/2022
Con la crisi finanziaria degli anni 2007-2008, è stato dimostrato che elevati livelli di Non Performing Loans compromettono i bilanci delle banche, deprimendo la crescita del credito con conseguente ritardo sulla ripresa della produzione. La questione degli NPL ha poi anche una sua rilevanza territoriale: alcuni paesi hanno affrontato e risolto rapidamente il problema degli NPL, mentre altri hanno avuto ripercussioni per diversi anni dopo la crisi. La stretta dipendenza tra elevati livelli di crediti deteriorati – prestiti in default o prossimi all’insolvenza – e le crisi bancarie, è dunque un fenomeno che ha avuto importanti risvolti politici. Si pensi al Global Financial Crisis (GFC) e alla crisi del debito sovrano europeo, o crisi della zona euro, quest’ultima quale diretta conseguenza della crisi finanziaria globale e pertanto figlia di una preoccupazione crescente sul possibile default degli Stati coinvolti[1].
Le istituzioni governative e gli enti regolatori del mercato degli NPL hanno concentrato nel corso degli anni la loro attenzione dapprima sulla loro disciplina contabile e successivamente sulla questione degli accantonamenti prudenziali.
La disciplina contabile, di cui ai principi contabili internazionali IAS/IFRS 9, è la questione che vogliamo affrontare in questo approfondimento.
Nella vigenza dello IAS 39, l’approccio valutativo (c.d. impairment) dei crediti era basato su di un modello incurred loss (criterio della perdita subita) in base al quale si appostava contabilmente un fondo svalutazione a fronte dei crediti performing per i quali si era già manifestato un trigger event. In alternativa si poteva stimare una perdita valutando il credito in base alla stima dell’importo recuperabile.
Il nuovo approccio valutativo (applicato a partire dal 2018) introdotto dal principio internazionale IFRS9 – c.d. expected loss – caratterizzato da una visione prospettica, con “la finalità di migliorare l’informativa finanziaria sugli strumenti finanziari affrontando problemi sorti in materia nel corso della crisi finanziaria”, prevede che si deve effettuare la rilevazione immediata di tutte le perdite previste nel corso della vita di un credito sulla base di informazioni che includano dati storici, attuali e prospettici. L’IFRS 9 sancisce, dunque, che gli accantonamenti al fondo di copertura perdite devono essere corrispondenti alle perdite attese lungo tutta la vita del credito. Le perdite attese vanno contabilizzate subito, indipendentemente dalla presenza o meno di un trigger event[2], e le stime devono essere continuamente adeguate anche in considerazione delle variazioni del rischio di credito della controparte, anche, e soprattutto, in proiezione futura (c.d. forward looking approach).
La finalità di questo modello valutativo è quella di accertare se un’attività abbia subito o meno una riduzione di valore e prevede la classificazione dei crediti in tre diverse fasi (o “stage”) a cui corrispondono distinte metodologie di calcolo delle perdite da rilevare.
Classificazione Credito | Periodo di riferimento | STAGE |
In Bonis/Performing | Entro i 12 mesi | 1 |
Crediti con incremento rischiosità/Underperforming | Intera durata del credito | 2 |
Crediti non Performing/impaired | Nessuno | 3 |
Nella prima fase (Stage 1) – Crediti Performing, la valutazione di bilancio viene effettuata prevedendo un accantonamento pari alla perdita attesa misurata entro un orizzonte temporale di 12 mesi. Rientrano in questa categoria le posizioni in “Bonis” che non hanno registrato un significativo incremento del rischio di credito.
Nella seconda fase (Stage 2) – Crediti Underperfoming, la perdita attesa verrà misurata su un orizzonte temporale che copre l’intera durata del credito sino alla sua scadenza («lifetime expected loss»). Rientrano in questa categoria le esposizioni che soddisfano simultaneamente le seguenti condizioni: superamento di una soglia relativa per 90 giorni consecutivi e il superamento di una soglia di materialità (superiore a €100 per posizioni retail e a €500 per imprese e per entrambe le categorie superiore all’1% del totale delle esposizioni verso il Gruppo bancario).
Questo nuovo approccio alla valutazione dei crediti è l’elemento di novità rispetto agli IAS 39, in quanto non tiene conto del Trigger Event ma prima si devono osservare ulteriori elementi di crisi dell’imprenditore.
Le perdite attese lungo tutta la vita della posizione andrebbero stimate in base al valore attuale ponderato per la probabilità della differenza tra:
- i flussi di cassa contrattuali che sono dovuti all’ente ai sensi del contratto;
- i flussi di cassa che il detentore della garanzia si aspetta di ricevere;
La stima di tali flussi di cassa futuri andrà effettuata in uno scenario di continuità operativa (going concern), o più semplicemente nella logica della sopravvivenza aziendale, avendo come parametri di riferimento per la valutazione: i) flussi informativi aggiornati e attendibili, ii) il bilancio del debitore, iii) i piani aziendali e le previsioni finanziarie. In questa tipologia di scenario le garanzie sono escusse solo se non si pregiudicano i flussi di cassa operativi futuri.
Questo non avviene invece in uno scenario di cessazione dell’attività (gone concern), dove le garanzie sono escusse e i flussi di cassa operativi del debitore sono ridotti o assenti. Ciò potrebbe verificarsi, tra gli altri, nei casi in cui i) l’esposizione è scaduta da molto tempo, ii) i flussi di cassa operativi futuri del debitore sono esigui o negativi, iii) l’esposizione è garantita in misura significativa e tali garanzie sono essenziali per generare i flussi di cassa, iv) vi sia un significativo grado di incertezza riguardo alla stima dei flussi di cassa futuri, v) sono disponibili informazioni insufficienti per svolgere un’analisi in ipotesi di continuità operativa.
Infine, ove non sussistano ragionevoli aspettative di recuperare integralmente o parzialmente il valore contabile lordo di un credito deteriorato, lo stesso dovrà essere contabilmente cancellato, così come prevede la disciplina del write-off, introdotta dall’IFRS9.
Nella terza fase (stage 3) – Crediti non performing, rientreranno, infine, tutti quei crediti con rischio elevato correlato ad oggettive evidenze di deterioramento con conseguente diminuzione di valore così come ai sensi dello IAS 39. Il rischio è così alto da far considerare le attività «impaired» (deteriorate), per le quali si sono verificati eventi tali da incidere negativamente sui flussi di cassa stimati futuri, come un mancato o ritardato pagamento. Rientrano in questa categoria, gli Unlikely to pay (nuovo DoD Trigger Effect), le esposizioni sotto Cure Period (12 mesi) a seguito di una misura di forbearance, e le esposizioni classificate come UTP per un «hard trigger» (e.g. scaduti da 270 giorni, processo di restructuring ongoing) o per valutazione di esperti e, infine, le sofferenze (NPL)2.
Alla luce del nuovo modello di valutazione introdotto dal principio contabile internazionale IFRS9, si profila un dualismo operativo tra l’eccessiva discrezionalità lasciata al senior management delle banche nella determinazione dei trigger event, che determinano il passaggio di credito da stage 1 a stage 2 da un lato, e un incremento del valore delle rettifiche su crediti performing dall’altro, con conseguenti impatti negativi sulla loro redditività e un incremento della complessità dell’attività di provisioning, motivo per il quale le banche saranno sempre più orientate a finanziare clienti con rating più stabile e meno influenzato da scenari macroeconomici non favorevoli.
Dott. Raffaele De Luca
(riproduzione riservata)
[1] The dynamics of non-performing loans during banking crises: a new database – Working Paper Series, Apr. 2020
[2] Evento oggettivo che rende quella perdita già verificata e quindi ascrivibile a bilancio